E, se si è sempre fatto così, si può anche cambiare…

Mentre predisponevo questo giornalino, mi risuonavano in mente le parole che ultimamente tanti ci mettono in guardia dall’usare: “si è sempre fatto così…”.

Pensavo che da Sant’Angela in poi… le Compagnie non sono state ferme al “si è sempre fatto così…” anzi, restando aderenti alle proprie origini… sono state capaci di tracciare la via per autentico rinnovamento (cfr. Cost. 37.1). Di più, quando è stato necessario, nella storia, hanno saputo rinascere, ricostruire, varcare confini e frontiere diffondendo nel mondo la mirabile dignità della consacrazione secolare.

Un cuore aperto alle sorprese…

I cristiani fermi al «si è fatto sempre così» hanno un cuore chiuso alle sorprese dello Spirito Santo e non arriveranno mai alla pienezza della verità perché sono idolatri e ribelli. Questo il pensiero di papa Francesco (8 maggio 2017)

E noi non possiamo essere chiuse a queste sorprese dello Spirito perché proprio oggi Sant’Angela ci invita: “E adesso, dunque, di grazia, state tutte attente, con cuore grande e pieno di desiderio”. (R pr,32).

Questo cuore grande e pieno di desiderio ci ha aperto a molte sorprese… alcune di queste le troviamo raccontate in questo giornalino, nella storia della mondialità del nostro Istituto.

Fare diversamente qualcosa…

È stata proprio Sant’Angela ad indirizzarci alle novità dello Spirito e all’apertura del cuore: “E se, secondo i tempi e i bisogni, accadesse di dare nuovi ordini, o di fare diversamente qualche cosa, fatelo prudentemente e con buon giudizio”. (T 11,2)

La nostra fondatrice non ha avuto paura del futuro, è stata profeta, non avrebbe certo immaginato le sorprese di Dio per la Compagnia mondiale.

E noi non possiamo essere solo abitudinarie: al “si è sempre fatto così…” dobbiamo sostituire un “cosa posso fare oggi di nuovo?” nella fedeltà e nel rinnovamento, con prudenza e buon giudizio.

Vino nuovo in otri nuovi…

Papa Francesco ci invita a lasciare gli otri vecchi: «Non dobbiamo avere paura di lasciare gli “otri vecchi”: di rinnovare cioè quelle abitudini e quelle strutture che, nella vita della Chiesa e dunque anche nella Vita Consacrata, riconosciamo come non più rispondenti a quanto Dio ci chiede oggi per far avanzare il suo Regno nel mondo… Al fine di valutare il vino nuovo e saggiare la qualità degli otri che lo devono contenere, vi guidano alcuni criteri orientativi: l’originalità evangelica delle scelte, la fedeltà carismatica, il primato del servizio, l’attenzione ai più piccoli e fragili, il rispetto della dignità di ogni persona». (Papa Francesco, alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, 27 novembre 2014).

A noi toccano gli stessi criteri per mantenere il carisma, soprattutto: vivere per l’Amatore, servire Dio e il suo Regno, essere spose e serve…

L’annuncio del Vangelo è frizzante…

Mos. José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per la vita consacrata, spiega così il “vino nuovo e gli otri nuovi”:

“Gli otri secchi e rigidi, le strutture antiche, non possono contenere la forza del buon vino… che non è altro che l’annuncio gioioso e frizzante del Vangelo. Nel contesto della vita consacrata non è possibile conciliare il vino nuovo dei nostri carismi con strutture obsolete che non soltanto non manifestano la loro freschezza e bellezza, ma che tante volte li fanno “invisibili” o quando meno molto confusi. I nostri carismi richiedono apertura mentale per immaginare modalità di vera sequela Christi, profetica e carismatica”.

Il vino nuovo delle nostre Compagnie sia frizzante e pieno di energia e allora, se necessario, cambiamo gli otri delle nostre strutture fisiche e mentali, in otri nuovi capaci di contenere e regalare al mondo il nostro meraviglioso carisma. Per questo preghiamo con Papa Francesco: “Che il Signore ci dia la grazia di un cuore aperto, di un cuore aperto alla voce dello Spirito, che sappia discernere quello che non deve cambiare più, perché fondamento, da quello che deve cambiare per poter ricevere la novità dello Spirito Santo”.

Caterina Dalmasso

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