Tre spunti di riflessione ‘vocazionale’

a partire dal “Documento finale del Sinodo dei Vescovi:
“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”

1. Il capitolo II della II parte del documento porta il titolo: “Il Mistero della Vocazione”.

Il suo primo numero, il numero 77, ha come tema: “La ricerca della vocazione. Vocazione, viaggio e scoperta” e così si esprime: “Il racconto della chiamata di Samuele (cfr. 1Sam 3,1-21) permette di cogliere i tratti fondamentali del discernimento: l’ascolto e il riconoscimento dell’iniziativa divina, un’esperienza personale, una comprensione progressiva, un accompagnamento paziente e rispettoso del mistero in atto, una destinazione comunitaria. La vocazione non si impone a Samuele come un destino da subire; è una proposta di amore, un invio missionario in una storia di quotidiana reciproca fiducia. Come per il giovane Samuele, così per ogni uomo e ogni donna la vocazione, pur avendo momenti forti e privilegiati, comporta un lungo viaggio. La Parola del Signore esige tempo per essere intesa e interpretata; la missione a cui essa chiama si svela con gradualità. I giovani sono affascinati dall’avventura della scoperta progressiva di sé. Essi imparano volentieri dalle attività che svolgono, dagli incontri e dalle relazioni, mettendosi alla prova nel quotidiano. Hanno bisogno però di essere aiutati a raccogliere in unità le diverse esperienze e a leggerle in una prospettiva di fede, vincendo il rischio della dispersione e riconoscendo i segni con cui Dio parla. Nella scoperta della vocazione, non tutto è subito chiaro, perché la fede «“vede” nella misura in cui cammina, in cui entra nello spazio aperto dalla Parola di Dio» (FRANCESCO, Lumen fidei, 9)”.

Sono interessanti i passaggi personali e i criteri di accompagnamento del ‘lungo viaggio vocazionale’: ascolto, riconoscimento dell’iniziativa divina, un’esperienza personale, una comprensione progressiva, un accompagnamento paziente e rispettoso del mistero in atto, una destinazione comunitaria”. Si tratta di accompagnare una persona perché giunga ad accogliere una proposta di amore, un invio missionario in una storia di quotidiana reciproca fiducia nel Signore, ma anche nella comunità in cui decide di consacrarsi al Signore stesso, condividendo la missione e il carisma della stessa Comunità cui decide di appartenere. Interessante è il ruolo di chi accompagna al discernimento: “Hanno bisogno però di essere aiutati a raccogliere in unità le diverse esperienze e a leggerle in una prospettiva di fede, vincendo il rischio della dispersione e riconoscendo i segni con cui Dio parla. Nella scoperta della vocazione, non tutto è subito chiaro, perché la fede «“vede” nella misura in cui cammina, in cui entra nello spazio aperto dalla Parola di Dio”.

2. Il numero 80 ha per tema: Per una cultura vocazionale.

Esso recita: “Parlare dell’esistenza umana in termini vocazionali consente di evidenziare alcuni elementi che sono molto importanti per la crescita di un giovane: significa escludere che essa sia determinata dal destino o frutto del caso, come anche che sia un bene privato da gestire in proprio. Se nel primo caso non c’è vocazione perché non c’è il riconoscimento di una destinazione degna dell’esistenza, nel secondo un essere umano pensato “senza legami” diventa “senza vocazione”. Per questo è importante creare le condizioni perché in tutte le comunità cristiane, a partire dalla coscienza battesimale dei loro membri, si sviluppi una vera e propria cultura vocazionale e un costante impegno di preghiera per le vocazioni”.

Interessanti i due aspetti entro i quali possa maturare una coscienza vocazionale. Non c’è autentica vocazione dove essa è percepita come ‘determinata dal destino o frutto del caso’. Anzitutto c’è consapevolezza vocazionale quando ‘c’è il riconoscimento di una destinazione degna dell’esistenza’. Non quindi scelta rassegnata perché non c’è altra via di uscita, ma destinazione degna nella quale investire la propria vita. Secondo, non c’è vocazione se si ritiene che la propria chiamata sia ‘un bene privato da gestire in proprio’, da vivere “senza legami”. È come dire che uno si pone correttamente e autenticamente in ricerca vocazionale se cerca di comprendere un disegno del Signore dove e come può impegnare dignitosamente la propria vita e dove e con chi può condividere la propria missione. Il testo parla della vita del chiamato non ‘come bene da gestire in proprio e da vivere senza legami’.

3. Infine riprendo il n° 88 che ha per tema: “La vita consacrata”.

Leggiamo: “Il dono della vita consacrata, nella sua forma sia contemplativa sia attiva, che lo Spirito suscita nella Chiesa ha un particolare valore profetico in quanto è testimonianza gioiosa della gratuità dell’amore. Quando le comunità religiose e le nuove fondazioni vivono autenticamente la fraternità esse diventano scuole di comunione, centri di preghiera e di contemplazione, luoghi di testimonianza di dialogo intergenerazionale e interculturale e spazi per l’evangelizzazione e la carità. La missione di molti consacrati e consacrate che si prendono cura degli ultimi nelle periferie del mondo manifesta concretamente la dedizione di una Chiesa in uscita. Se in alcune regioni si sperimenta la riduzione numerica e la fatica dell’invecchiamento, la vita consacrata continua a essere feconda e creativa anche attraverso la corresponsabilità con tanti laici che condividono lo spirito e la missione dei diversi carismi…”.

Ogni forma di consacrazione è testimonianza gioiosa della gratuità dell’amore. Questa testimonianza è profetica in quanto annuncia tra gli uomini il senso divino della vita, in quanto manifestazione di Dio amore e fonte dell’amore. Quindi viene sottolineato che la fraternità dei membri della comunità diventa scuola di comunione, di preghiera, di dialogo tra diverse età e culture e di carità. Ogni comunità di consacrate, anche quelle secolari, dovrebbero includere nella loro missione anche il “prendersi cura degli ultimi nelle periferie del mondo”. Questo numero si conclude con una affermazione che dovrebbe rilanciare per tutta la necessità di pregare e operare perché non vengano meno le vocazioni alla vita consacrata: La Chiesa e il mondo non possono fare a meno di questo dono vocazionale, che costituisce una grande risorsa per il nostro tempo”.

L’ASSISTENTE ECCLESIASISTICO DEL CONSIGLIO DELLA FEDERAZIONE

Mons. Adriano Tessarollo


Questo articolo è un contributo riportato anche nel nostro giornalino “Nello stesso carisma con responsabilità”.

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