Cento anni d’amore

Giovedì 3 novembre 2022 è stata una data una giornata speciale per la Compagnia di Sant’Orsola di Treviso la sorella Mirza Zanatta ha raggiuto i 100 di vita , tre quarti dei quali trascorsi nella sequela di Cristo e sull’esempio di Angela Merici Fondatrice della Compagnia. “In lei il seme è caduto su un terreno fertile” ha sottolineato Mons. Giuseppe Rizzo ex Vicario per la vita Consacrata, durante l’omelia della Santa Messa  celebrata proprio per ringraziare il Signore per questo bellissimo traguardo, nella chiesa di Casa Sant’Angela in Treviso  dove Mirza vive.  Oltre a Monsignor  Rizzo e  Don Ado Sartor Assistente Ecclesiastico della Compagnia, ha partecipato alla celebrazione anche il Sindaco di Treviso, Mario Conte, che ha donato a Mirza una pergamena con i ringraziamenti  da parte della Città di Treviso per i tanti anni di servizio che Mirza ha svolto al Patronato Polacco. A seguire una grande festa presso il salone di Casa Sant’Angela che si è riempito  di parenti e amici, tutti convenuti per festeggiare Mirza, donarle un abbraccio ma soprattutto ringraziarla per aver donato tutta la sua vita al Signore nella catechesi e nell’accoglienza del prossimo.

Grande la commozione di Mirza che non si aspettava così tanto affetto.

Ma leggiamo dalle sue parole cosa è stata la vita di Mirza, in un articolo scritto da lei qualche anno fa .

CORAGGIO E AMORE

In un Convegno dell’Azione Cattolica nel lontano 1947 sentii una frase dell’allora Papa Pio XII che suonava cosi: «Chi si sente di donarsi al Signore lo faccia». Rimasi particolarmente colpita da quell’invito e fu proprio in quel Convegno che sentii forte la spinta a realizzare la mia chiamata attraverso l’impegno nell’A.C. Tuttavia dopo alcuni anni di attività compresi che il Signore mi chiedeva un impegno ancora più radicale e decisi di consacrarmi a lui. Entrai nella Compagnia e attraverso la consacrazione secolare iniziai un forte cammino di fede che infitti sulla mia vita facendomi vivere nel mondo le sue realtà in modo diverso. Prima di dedicarmi alla Compagnia a tempo pieno avevo lavorato molto nella mia Parrocchia per rifondare l’A.C., ma questa rifondazione sembrava un’utopia: erano infatti gli anni della crisi Dell’A.C. in cui pareva che il suo ruolo fosse ormai superato. Io invece credevo nella validità dei valori proposti e lottavo per realizzare una sezione. Con il mio carattere impulsivo e creativo mi fu facile radunare dei ragazzi; il difficile fu il formarli ai valori cristiani, aiutarli a crescere, a diventare persone mature perché in seguito potessero diventare loro stessi educatori. Tuttavia quei ragazzi accettarono il mio intervento e nacquero rapporti cordiali come se fossimo sempre stati amici. Ho sempre creduto di estrema importanza fare spazio ai giovani ricalcando ciò che disse il Battista riguardo a Gesù: «Affinché Lui cresca ed io diminuisca». Così, alcuni anni dopo, quando iniziai a lavorare a tempo pieno per l’Istituto in una Casa di ospitalità per ragazze che venivano in città per motivi di lavoro o di studio, pensai di lasciare l’A. C.R. perché ormai funzionava bene. Nella nuova attività utilizzai tutto quello che avevo appreso nella formazione, con i giovani ed ancora una volta mi rendevo disponibile ad un progetto con la gioventù. Si trattava di far loro trovare un ambiente sereno ed accogliente con delle sorelle maggiori che facessero da supporto alle famiglie e si interessassero ai loro problemi e difficoltà d’inserimento nel lavoro Problemi che porto ogni giorno davanti a Dio nella preghiera perché in qualche modo pensi lui a risolvere i guai dei suoi figli. Accanto agli impegni dell’amministrazione della Casa, saltuariamente svolgo anche il ruolo di portinaia. Può sembrare una perdita di tempo attendere alla gente che bussa, parlare con essa, interessarsi con discrezione ai loro problemi… invece è un compito primario poiché l’umile ascolto crea simpatia e fiducia a chi, forse, non è né accolto né ascoltato. La gente che contatto si accorge subito se il mio atteggiamento, la mia cordialità vanno al di là del dovuto ed allora anche quando debbo dire un no, sento che questo viene recepito bene ed è un no che non chiude le porte del cuore. Mi sembra che in queste situazioni S. Angela faccia un pezzo di cammino con me, lei che aveva un grande amore per le persone, che le sapeva accogliere sempre con bontà e simpatia, che aveva avuto il coraggio di realizzare in quell’epoca ciò che nessuno aveva mai osato pensare. Auguro a me stessa e a tutte le sue figlie sparse per il mondo, questo coraggio e questo amore affinché la sua spiritualità nel mondo d’oggi sia segno per tutti coloro che fanno fatica a vivere.

Mirza